LIFE 3×6 in Bafata: La storia di successo di Butelaze Benedito Mendes da Silva’s

LIFE 3×6 in Bafata: La storia di successo di Butelaze Benedito Mendes da Silva’s

Nella regione Bafata, situata nella parte orientale della Guinea-Bissau, le condizioni di vita sono ostili e le opportunità limitate. Il clima presenta picchi di temperatura elevata e piogge irregolari che causano periodi di grave siccità. Tutto questo incrementa il tasso di povertà della popolazione in una regione che è seconda solo a Oio e Quinara. Bafata inoltre, secondo un recente studio dell’UNDP, è la regione con la più alta percentuale di famiglie in difficoltà (87,3% del totale).


In questo scenario, storie come quella di Butelaze Benedito Mendes da Silva’s sono un’oasi di ottimismo. Butelaze ha trent’anni e fa parte di un’organizzazione locale giovanile. Proprio all’interno dell’associazione è venuto a conoscenza del progetto “LIFE 3X6: Fondo per l’innovazione locale e per l’imprenditorialità”, che ENGIM sta iniziando ad implementare in questa e in altre tre regioni, alcune limitrofe, altre più lontane: Gabu, Cacheu, Bolama. “Mi hanno dato il modulo di iscrizione”, ha affermato, mettendo l’accento sull’importanza di lavorare con Organizzazioni della Società Civile locali per realizzare i progetti che le ONG internazionali stanno portando nel paese. “Ci siamo incontrati con tutte queste associazioni per informarle riguardo al progetto e per aiutarci a diffonderlo”, ha spiegato Edineuza Selo lè, supervisore locale di progetto. Secondo lei, la chiave per il successo sta nel chiarire da principio alle persone che è un processo competitivo e che sono elegibili sia imprese in fase di nascita che business già esistenti.

È questo il caso di Butelaze. Artigiano specializzato nella lavorazione del legno e dei metalli, il suo lavoro costante e la sua piccola azienda provvedono a gran parte della sussistenza della famiglia. Dal frutto del suo lavoro nel centro della città di Bafata nascono creazioni che vengono distribuite in tutto il paese: grate per balconi e finestre, strutture per serbatoi d’acqua, barbecue e forni, mobilio e tutto ciò che richieda abilità nella saldatura e creatività in egual modo. Il progetto LIFE ha contribuito alla crescita della sua attività con una formazione sulla gestione d’impresa e una sovvenzione di 1,624,000 franchi CFA (2475€) i quali, investiti nell’acquisto di materiali e macchinari di lavoro, hanno fatto la differenza nel modo di lavorare di questo giovane uomo. “Col generatore di cui disponevamo prima potevamo permetterci di compiere una sola operazione alla volta, mentre adesso possiamo farne tre simultaneamente. Questo significa che le consegne che prima ci costavano un mese di lavoro per essere completate ora possono essere fatte in meno di una settimana”, ha spiegato soddisfatto.

Le saldatrici, Il tornio, la visiera, le smerigliatrici e i trapani che il progetto ha procurato hanno reso il lavoro nella salderia più semplice e hanno accresciuto il livello della produzione. I tempi di lavoro più veloci hanno dato come risultato una maggiore soddisfazione dei clienti. Presto sarà possibile per l’azienda tradurre questo cambiamento in stabilità salariale per le otto persone che lavorano regolarmente con Butelaze. “Il piano è quello di essere in grado di incrementare la forza lavoro nel futuro e di concludere a breve la nostra formalizzazione in azienda”, ha detto con un misto di orgoglio e fiducia nel futuro prospero. Daniel Antònio M’Bune, altro beneficiario del progetto e adesso partner di Butelaze, è passato dalla meccanica a quella che è sempre stata la sua grande passione, la saldatura. Il progetto LIFE ha portato a una sinergia tra i due che si è concretizzata nell’acquisto congiunto del generatore e si proietta nel lungo termine. “L’aspettativa è quella di poter migliorare lo spazio di lavoro per migliorare le condizioni di sicurezza, perché vogliamo offrire una migliore qualità del lavoro e continuare a crescere insieme”, ha affermato Daniel.


Per loro, come per la maggior parte dei beneficiari del progetto a Bafata, il progetto LIFE è stato il motore di cui avevano bisogno per poter pagare cure mediche, istruzione e cibo per i loro figli. “Ci sono beneficiari che non erano in grado di farlo prima, anche se avevano già un’attività commerciale”, ha detto Edineuza, “perché non erano in grado di produrre abbastanza per garantire i loro bisogni minimi”. Esempi come quelli di Butelaze e Daniel ci mostrano come a volte si presentino opportunità per contribuire a costruire il tessuto socio-economico e che, con gli strumenti giusti, sia possibile ridurre le vulnerabilità e progredire lungo il percorso dello sviluppo sostenibile nei luoghi del mondo in cui è più necessario.

Articolo di Elena Touriño lorenzo

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