Sono quattro le ore di barca che separano Bissau, la capitale del Guinea-Bissau, da Bolama, ex capitale di quella che una volta era la Guinea Portoghese. Le canoe viaggiano dall’isola principale tre giorni a settimana e sono piene di prodotti e beni di ogni tipo per i 10.000 abitanti dell’isola. È un viaggio lungo che riflette le difficoltà logistiche della regione di Bolama-Bijagòs e, al tempo stesso, evidenzia le sfide che le comunità locali devono affrontare per promuovere il loro sviluppo socioeconomico.
Bolama è elegante e quieta con le sue ampie strade e i suoi edifici storici. In tutta questa tranquillità spicca l’energia di Maria Carlota Pereira, una determinata cittadina di questa regione che si sposta in città con la sua moto, conosciuta dai suoi compaesani anche come “Carlota l’ottimista”. “Convivo con la realtà di Bolama”, spiega “Qui è necessario trovare soluzioni per andare avanti. Io vado sempre avanti con forza e fiducia nelle decisioni che prendo”. Lei è una delle beneficiarie del progetto “LIFE 3×6: Local Innovation Fund for Entrepreneurship” che si pone l’obiettivo di migliorare l’impatto del progetto “Limiting the impact of COVID-19. A 3×6 approach”, implementato da ENGIM in diversi quartieri della città di Bissau dall’ottobre del 2021 al dicembre del 2022, grazie al supporto di UNDP e del governo del Giappone.
Con il contributo di questo progetto sono state create più di 300 nuove imprese innovative e l’obiettivo è adesso quello di replicare i buoni risultati ottenuti nelle regioni di Cacheu, Bafata; Gabu e Baloma-Bijagos, che presentano un alto tasso di persone con vulnerabilità secondo l’ “Analisi e mappatura della vulnerabilità per identificare i dimenticati del Guinea-Bissau” pubblicata di recente dall’UNDP.
Il progetto LIFE è stato lanciato nel gennaio del 2023 con l’obiettivo di supportare gli imprenditori in queste 4 regioni a sviluppare le loro idee e i loro progetti imprenditoriali, con particolare attenzione verso le idee di giovani e donne.
Da allora, le persone selezionate hanno partecipato ad una formazione di project management volta a prepararli al percorso. “Hanno appresso strumenti e metodologie che non conoscevano”, dichiara Saido Injai, uno dei due supervisori “e questo è importante soprattutto per chi di loro possedeva già un’impresa”.
Su 152 candidature ricevute, 40 persone sono state selezionate per partecipare alla fase di formazione e di queste 26 lavorano in 15 differenti imprese che stanno iniziando ora a ricevere il materiale necessario per la gestione della loro impresa.
Di queste 26 persone, 14 sono donne e Carlota è tra loro. Il potenziale per lo sviluppo di una blue economy nella regione è enorme e lei ha scelto questo settore per la sua idea imprenditoriale. “Voglio essere un’imprenditrice che compra, conserva e vende il pesce” spiega con determinazione “così che io possa aiutare la mia comunità e la popolazione di questa isola ad avere la possibilità di comprare pesce anche quando il mercato non funziona”. Quello che a prima vista potrebbe sembrare una banalità diventa un’odissea quando non ci sono le condizioni adeguate per conservare il pesce, quando il sistema di corrente elettrica è instabile e l’accesso al credito finanziario è complesso come in Bolama, dove non ci sono filiali bancarie. Questo è il motivo per cui il progetto supporterà Carlota con l’acquisto di un freezer e di tutti gli elementi necessari per lavorare con l’energia solare.
Lei, così come altri beneficiari, ha ricevuto supporto anche nel processo di formalizzazione burocratica della sua impresa e con l’apertura di un conto corrente bancario a Bissau.
Le strade di ENGIM e di Carlota si sono incrociate nel momento giusto e adesso, spiega Carlota con compiacimento “dobbiamo soddisfare le aspettative”. Il suo obiettivo a lungo termine è quello di mettere in pratica tutto ciò che ha imparato e di aiutare altre persone a trovare lavoro attraverso il successo della sua impresa. “Vorrei che tutti qui a Bolama avessero un lavoro, dovremmo aiutarci l’un l’altro perché questa sia la realtà di tutti” conclude, tenendo fede al suo soprannome “Carlota l’ottimista”.
Articolo di Elena Touriño lorenzo